trio
Il passo più lungo: il finale
di Pprossa
03.06.2024 |
4.348 |
15
"No! Non posso dirgli quelle parole e non ho alternative: lui è qui, e devo cercare di essere il più naturale possibile, devo stare al gioco..."
Vicino alla finestra, osservo la luce dell’imbrunire che filtra dalla persiana, guardando l’ombra di Alice muoversi nella stanza, e ripenso ai nostri primi anni ed alle nostre scopate piene, intense, appaganti.Al tempo in cui, per noi, era importante vedere l’altro godere col desiderio di possedersi sempre più in profondità; quando avevamo voglia di dare e di ricevere, e di sentirsi speciali nella complicità piena di eros rassicurante per lei.
Come era finito tutto ciò, per colpa di cosa, di chi?
Oggi, io sono quello che l’ha offerta a Salvo perché se la scopi.
Suonano! È lui, ed io sono un cretino. Lo faccio entrare e lo accompagno al tavolo dove ci attende un tablet che non useremo mai. Sorrido, di circostanza.
Ho giocato col fuoco e adesso mi trovo, a casa mia, con mia moglie Alice indemoniata, costretta ai fornelli, e con Salvo che mi sorride complice.
Adesso è tardi per potere chiarire con lui, che cosa dovrei dirgli?
“Salvo, il sesso è sempre stato una cosa molto piacevole per me, una cosa importante, e fino a poco tempo fa, sicuramente lo apprezzavo. Come cosa, Salvo? Fare sesso con mia moglie!
Ma oggi non è più così e, le cose che ti ho raccontato, ho inventato tutto, non c’è nulla di vero.
Io volevo eccitarmi parlando con te, volevo provare a ritrovare quel sesso con mia moglie, come una volta.
Ed invece, adesso, tu sei qui, e pensi di scopartela, con me che guardo.”
Mi immagino la sua risata di scherno. Finirei col diventare lo zimbello dell’ufficio.
No! Non posso dirgli quelle parole e non ho alternative: lui è qui, e devo cercare di essere il più naturale possibile, devo stare al gioco.
Devo calarmi nella parte del marito compiacente e, tanto gliel’ho spiegato, non è detto che riusciremo a convincerla. Starò al suo gioco e gli farò capire che mia moglie non ci sta.
Sì, questa è la scelta migliore. Io che cosa posso fare se mia moglie non capirà, oppure se non vorrà?
Così, con lui salvo la faccia e con lei finirà come immagino: non me la darà per un mese, ma tanto non cambierebbe molto rispetto ad oggi.
La verità è che la presenza di Salvo mi infastidisce, mi preoccupa e inizio a sentire qualche piccola contrazione allo stomaco.Sto provando un’ansia e un’insicurezza che mi fanno sentire colpevole perché quello che sto per fare non è giusto nei confronti di mia moglie.
La guardo e ho il cazzo duro e la mente che sguazza in sogni folli.
Alice indossa uno dei suoi classici abitini da casa, corto, leggero, con le bretelline. Non ha messo il reggiseno, ma non mi stupisco perché non lo indossa quasi mai. Ha due seni sodi che non hanno certo bisogno di sostegno e che, sotto a quel vestito, risaltano particolarmente.
Il che mi eccita al pensiero che, se lo sta facendo rizzare a me che la conosco da anni, figurarsi a un estraneo come Salvo, estremamente sensibile a certi dettagli.Osservo come la guarda.
Lo sguardo gli scivola spesso sulla mia mogliettina che si aggira nei dintorni, e i sorrisi che mi manda non necessitano di chiarimenti.
Imbarazzato da me stesso, non so se sono più preoccupato o più morbosamente eccitato; non so cosa sperare.
Se fermare tutto, oppure sentirmi un cretino per volere donare Alice a Salvo, e scoprire una realtà, scomoda, che aprirebbe scenari ed emozioni difficili da controllare, e senza la possibilità di tornare indietro.
Voglio veramente diventare un cornuto?
Voglio che il cazzo di Salvo conosca le intimità di Alice? Che lei goda con quel cazzo? Alice, la mia Alice?
La guardo e non posso fare a meno di pensarla con Salvo che le si struscia sopra, e che la bacia, che l’abbraccia. Immagino la punta del suo cazzo che entra tra le sue labbra, facendole aumentare la voglia di sentirselo scivolare dentro, e questo mi fa andare in bestia. Ma cosa sto facendo?
Ho negli occhi l’immagine di Alice che glielo succhia, E lei è qui che sorride, fredda come l’Antartide.
Salvo approfitta di questo momento, in cui ci ha portato due calici colmi di vino bianco, ghiacciato,, per schioccare la prima freccia:
“Avete un appartamento bellissimo”, dice “c’è solo l’imbarazzo di dove mettersi a fare sesso.”
Io arrosssisco, Alice mi lancia uno sguardo assassino. Nei suoi occhi leggo: “cos’ha detto questo porco? Tu te la puoi scordare per due mesi? Anzi, mi vado a scopare il primo che incontro.”
No! I suoi occhi questa parte non l’hanno detta, ma la mia immaginazione si.
Senza rendermene conto do corda a Salvo e, guardandola, la mia mente le risponde: “amore, mi sfidi? Vuoi scoparti il primo che incontri? Guarda che ti combino.” Ed ascolto la mia voce, come fosse quella di un estraneo.
“Salvo, ovunque è perfetto, tranne sul balcone. A noi piacerebbe moltissimo farlo lì, si creerebbe un’atmosfera pazzesca, ma con la ringhiera rischiamo di avere i vicini che ci incoraggiano e che ci applaudono.”
“Dai! scemo.” Alice mi guarda male, è una furia (siamo arrivati a tre mesi senza fica, per quello che dicono i suoi occhi), ma Salvo ride.
“Però se lo fate, avvisatemi”, riprende “non vorrei perdermi lo spettacolo.”
Gli metto una mano sulla spalla, guardando Alice. Nella mia testa, volano le parole “mi sfidi, stronza! Mi lasci senza fica per tre mesi? Ed allora, scopati il primo che hai davanti.”
“Salvo, ti garantisco che è un vero spettacolo, quando ci mettiamo, facciamo cose turche io e Alice.”
“Pietro!” mi riprende lei, seccamente. Si muove di scatto, quasi si fosse resa conto solo adesso di cosa io abbia detto. Lo schiaffo arriva improvviso.
Mi guardo attorno, disorientato, a mano a mano che la sua rabbia emerge dal suo viso, però, non so frenarmi, sono un gallo impettito e un gran coglione.
E mentre parlo mi accorgo che, per la prima volta, non mi fa male sentire la mia voce.
“Perché non è vero, amore? Dovresti essere felice che Salvo abbia chiesto di assistere. Lui è esperto in queste cose, ha tanta esperienza con le donne, soprattutto con donne sposate, le migliori sulla piazza giusto?”
“Non c’è paragone, una donna sposata che tradisce il marito sa scatenarsi come poche.” mi risponde Salvo che, con indifferenza, sposta la sedia vicino a mia moglie e le si avvicina, come farebbe una vecchia amica.
Inizia a parlare, rivolgendosi a lei.
“Per esperienza personale, quando si parla di queste cose, di una coppia che coinvolge un terzo uomo, sono situazioni che un po’ fanno soffrire, ma che eccitano.”
Lo vedo mentre prende una mano di Alice fra le sue e la invita a sedersi tra noi due. Lei è una iena, con me, ma si siede e Salvo prosegue, senza lasciarle la mano.
“All’inizio, il marito e la moglie hanno paura di suscitare un giudizio negativo da parte dell’altro. Il marito, di sembrare debole, o frustrato, o anche un po’ perverso, ma credo che non ci si possa fare niente. Tu, Pietro, come ti sentiresti?”
Alice si gira di scatto verso di me, con gli occhi che sprigionano fiamme, ma c’è una domanda dietro a quel fuoco: “Si! Amore mio, come ti sentiresti?” ma Salvo non vuole la mia risposta, e va avanti.
“È la paura di quello che non si conosce, ma che si vuole, Pietro. Ti sembrerà strano, ma il marito, prossimo a diventare cornuto, vuole la competizione con un altro che, chissà perché, ritiene migliore di sé per la donna che ama. Vuole che lei provi piacere ad essere penetrata da un altro, un piacere che con lui non prova più. Vuole vederla gustare tra le sue labbra il cazzo di un altro, così com’era una volta, con lui, e vuole...”
Ma cosa dice? Voglio fuggire via da questa stanza.
Forse è tutto un incubo, di quelli che mentre li fai ti dici: ma quando mi sveglio da questo cavolo di incubo?
Forse tra un po’ apro gli occhi e mi ritrovo sotto le coperte, che sorrido al mio amore. Ma la voce di Salvo mi riporta alla realtà.
“…La donna a cui si tiene, alla quale il marito certe cose non le sa fare più; sono quelle piccole e grandi trasgressioni voyeuriste e quei piccoli giochi sadici. Ed allora, Pietro, il marito riconosce queste capacità ad un altro, e se ne fa una ragione, insieme a chissà quante altre motivazioni, unite tutte in un unico sentimento, che lo condizionano e lo rendono desideroso di conoscere, capire.
Forse, le prova con il desiderio e la convinzione di controllare le situazioni, che comunque gli sfuggiranno. Vedrà la moglie scopata da un altro uomo e ne godrà.”
Si gira verso Alice, lo sguardo penetrante, magnetico.
“Ora, cara, queste esigenze nel momento in cui vengono soddisfatte, aiutano e liberano la fantasia, fanno stare bene, fanno soffrire meno o, se preferite, fanno godere di più. Parola di bull.”
Salvo è bravo a raccontare, pur senza dettagli volgari sa accendere l’atmosfera, e Alice è rimasta incanta.
Io tremo, mi tremano le mani, e anche le gambe.
“Cosa sta succedendo?” chiedo, sorseggiando il mio vino.
Alice ha uno sguardo malizioso, nei suoi occhi, che non avevo mai visto prima.
“Spero che quello che ho detto non sia un problema” dice Salvo, facendo uno sguardo strano a mia moglie.
Io rido nervosamente e scuoto la testa, guardando Alice. Lei sorride, aspettando che sia io a dare la risposta.
“No. Ovviamente no, Salvo. È meraviglioso pensare che ciò possa accadere anche ad un marito e ad una moglie che si amano. E non nascondo che sono felice di averti invitato.”
“Che storia.” commenta Alice.
Le sue gambe sono leggermente dischiuse e sono certo che Salvo riesca a vederle le mutandine, lo noto da come sorseggia il suo vino, lentamente e con lo sguardo fisso laggiù.
Di certo, si è accorto che i suoi capezzoli sono diventati di granito, l’abitino rende molto esplicite quelle due punte turgide in rilievo, un segnale che quello che ha raccontato non solo le è piaciuto ma che l’ha anche intrigata.
Guardo il suo seno che segue i ritmi del respiro, con i capezzoli da godere sulle labbra e da fare godere stuzzicandoli e mordicchiandoli con dolcezza.
La rabbia mi assale, insieme all’eccitazione.
Come li tratterà Salvo? Come la prenderà? Quante volte, e dove, e come?
Magari, le vorrà venire dentro, e la sua bocca, cosa dovrà accogliere, lui vorrà fino in fondo? La prenderà da dietro e anche di dietro? Dovrà berla?
La cosa mi fa stare male, ma mentre mi sento stringere lo stomaco dalla gelosia, sono costretto ad ammettere che sono eccitato.
Intanto, Salvo si è alzato ed è dietro di lei, ancora seduta.
Ha iniziato a sfiorarle il collo e le spalle con le mani, e ad Alice quella carezza piace.
Alice è turbata. È arrabbiata col marito, ma si sente in pieno travaglio psicologico.
Non sa il perché, ma è stuzzicata dall’idea di conoscere quello che Pietro vuole farle conoscere.
Lo ama, questo è un punto fermo per lei, e si sente in colpa, anche se è lui che la sta conducendo in questa strada sconosciuta, ma non vuole farlo soffrire e le crea un po’ di imbarazzo farsi vedere accarezzata da un altro, perché lui è geloso, ed ha timore di andare oltre quello che lui le stia chiedendo, di perdere il controllo di sé stessa, di fare esplodere la sua gelosia.
Vuole dsvvero che lei scopi con Salvo?
Agli inizi, era sempre stato geloso lui, ma anche orgoglioso, ossessivo e si era trovato in competizione con alcuni dei suoi ex, ma ora la cosa è diversa, i fatti non sono un ricordo del passato.
Salvo è lì, con loro due, e le sue mani sono scese sul suo seno. L’eccitazione, l’eros che sta vivendo, la spinge all’assurdo. Poggia la sua mano sulla protuberanza che appare sotto i pantaloni.
Cosa fa la mia Alice? Mi sento su una graticola, mi sento escluso!
No, non è quello che voglio e agisco in modo impulsivo, da folle.
Strattono Salvo, lo spingo e, senza mezzi termini, lo butto fuori di casa. Torno sui miei passi che già ho perso tutta la mia sicurezza.
Alice è lì che mi guarda, stupita, incazzata, furiosa.
“Ma sei scemo?” Inaugura così un rimprovero che dura un’ora e a nulla servono le mie difese che non volevo vederla scopata da quell’altro.
“Ma chi ti dice che avrei scopato con quello?” è la sua risposta.
A un immediato mio tentativo di aprire bocca, lei mi blocca, posandomi le dita della mano sulle labbra e continua.
“Aspetta! Mi sa che potrei dire cose che non ti piaceranno o che ti faranno male, ma credo che ti ecciteranno anche. Dimmi che mi ami ancora, che mi perdonerai nel profondo per quello che dirò, come io sto facendo con te, per quello che avevi organizzato, ed io mi metterò nelle tue mani, potrai fare di me quello che vorrai. Io ho fiducia in te, e non scherzo.”
Cosa vuole dirmi? Le parole mi escono senza che le abbia ponderate: “Ti amo più di prima, ho fiducia in te, sì, è vero, certe cose mi fanno rodere dentro, fino a farmi stare male, ma, mi vergogno un po’ a dirlo, amore, ho sbagliato. Non dovevo invitare Salvo.”
E lei, la mia Alice, mi travolge. Sono investito da una valanga di emozioni, di rabbia e di eccitazione.
“Pietro, perché dovresti vergognarti? Anch’io mi sono eccitata poco fa. Non lo pensavo e ti ho odiato ma, da quanto ha detto il tuo amico, succede a molte persone per cui, se a noi va bene così, così sia.
Penso che dovremo prenderlo come un gioco, stuzzicante, birichino, ma sempre e solo un gioco, le cose importanti non devono mai essere messe in discussione, fra noi, Pietro, stanno proprio da un’altra parte. Certo, qualche rischio lo si corre, ma hai mai visto un’emozione senza un minimo di rischio?”
La guardo, stupito.
“Amore, Salvo mi ha fatto sentire interessante, ancora piacente e corteggiata, una ventata di aria fresca. E tu? Ti ha dato fastidio, ma prima lo incoraggiavi. Io voglio provare il brivido di un attimo di libertà, con te accanto.”
L’ho ascoltata e tremo.
Nella mia mente si alternano immagini di mia moglie, come in un sogno, con primi piani improvvisi sui suoi occhi, socchiusi e persi in un piacere intenso; sul suo sesso, dilatato e riempito da un pene caldo e pulsante, che le strappa gemiti ad ogni affondo; sui suoi seni, morbidi e pieni, accarezzati e palpati dalle mani di Salvo, ora delicate, ora aggressive. Poi arriva l’immagine della sua bocca incollata alle labbra di lui, con le lingue che si scambiano gli umori, che si stacca da lui per accogliere la sua spada.
Sto arrivando al delirio e sento la gara feroce fra la rabbia e l’eccitazione che lottano dentro di me.
Alice smette di parlare, non può parlare. La sento, col viso appoggiata al mio ombelico, mentre la sua bocca aderisce perfetta al mio cazzo, senza scampo per me. Mi svuota di ogni forza fisica e mentale in pochi attimi.
Beve ed io vedo lei che berrà.
Soddisfatta di avermi sentito godere, eccitato e turbato, si tira su, con la bocca vicino al mio orecchio.
“Mi piace sentirti godere così, stai male? Ti sto dando troppo tormento che voglio Salvo qui o un po’ ti eccita? A me piace questa nostra complicità, chiamalo amore. Digli di tornare.”
Suonano alla porta. Apro col sorriso, sincero, sulla bocca. “Ciao Salvo.”
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.